L’attività di pesca nella tonnara di Favignana si racconta attraverso il ricordo di illustri geografi e la testimonianza di antichi viaggiatori.I dipinti sulle pareti della Grotta del Genovese nell’Isola di Levanzo, raffiguranti figure di tonni, testimoniano la rilevanza che questi pesci hanno sempre avuto nell’immaginario collettivo.
Fin dall’antichità, la pesca nella tonnara era caratterizzata da specifiche tecniche di cattura che hanno subito evoluzioni o modifiche nel corso del tempo. La terminologia, di derivazione araba, legata a questa tipologia di pesca, rivela che certamente in epoca medievale e presumibilmente già quando i Fenici solcavano le sponde del mare di Sicilia Occidentale, le tonnare ed i tonni rivestivano un importante ruolo nella vita della comunità locale.
Il periodo d’oro della pesca del tonno, come quella del corallo che si praticava negli stessi mari, culminò nel XVII secolo. Ma è con Ignazio Florio che la tonnara di Favignana rivive il suo momento di massimo splendore. Ottenendo dai Pallavicino- Rusconi prima l’affitto della tonnara e nel 1874 l’acquisto della stessa, Florio incrementò l’attività di pesca promuovendo anche il processo industriale della conservazione del tonno e dei suoi derivati, nel suo grande stabilimento ittico-conserviero.
Gli impianti delle Egadi sono stati per secoli i più produttivi del Mediterraneo, e le innovazioni apportate dai Florio a partire dalla metà dell’Ottocento, assieme alla fama legata al nome della famiglia, hanno meritato alla tonnara di Favignana l’appellativo di “regina del mare”.
L’ isola appare anche oggi fortemente segnata dalle presenze dei Florio il cui nucleo abitativo si è sviluppato attorno alla loro sontuosa residenza, oggi sede del Municipio.