Favignana – Il tufo

L’intera zona nord-orientale dell’isola è fatta di tufo e presenta l’aspetto assolutamente singolare di innumerevoli cave, grotte, sprofondamenti ed erosioni. Per parecchi secoli una delle principali attività produttive dell’isola di Favignana è stata l’estrazione dei conci di tufo, che venivano esportati in tutta la Sicilia e nella prospicente costa tunisina.

Gli Arabi chiamavano le cave di tufo le “mafie”, termine divenuto ai nostri giorni come sinonimo di oscure congreghe. La lavorazione era basata sul cottimo: il cavatore prendeva in appalto un terreno, lo preparava a proprie spese liberandolo dal “cappellaccio”, cioè dal calcare di pietra durissima superficiale che poteva avere anche uno spessore di un 1-2 metri.

Le cave potevano essere a cielo aperto, ma spesso la roccia veniva attaccata lateralmente con gallerie dal livello del mare, al fine di raggiungere il materiale più pregiato per compattezza e grana, che è sempre il più profondo. V‘erano 160 tagliatori di tufo e almeno 200 manovali, oltre ai carrettieri e ai marinai.

Favignana appariva come un grande formicaio brulicante di questi esseri continuamente all’opera. Un’epoca si è irrimediabilmente conclusa a Favignana. L’enormità di 4 km2 di scavi, il buio intrico delle caverne, le ragnatele finissime del disegno di intaglio dei conci di tufo , il silenzio che domina sulle imponenti strutture impresse nella roccia, restano a testimoniare di questa stagione di giganti che, liberi e non schiavi, compirono un’ opera pari per fatica alle piramidi d’Egitto. Tutto ciò che manca della roccia di Favignana è servito a costruire intere città e villaggi delle isole.

Ma questo filone di sfruttamento economico è terminato. Anche questa attività economica, ai nostri giorni, è quasi ormai del tutto scomparsa, sia per la limitata zona di sfruttamento, sia per la concorrenza che i tufi marsalesi, meno pregiati, fanno a quelli di Favignana.

ultima modifica: 2019-03-13T10:02:50+00:00 da Le Case di Tufo