Favignana rappresentò un modello di economia integrata: la pesca e la lavorazione del pesce, l’estrazione del tufo e l’agricoltura provvedevano egregiamente al mantenimento della popolazione e gli uomini esercitavano almeno due mestieri, quando non tutti e tre, mentre le donne si dedicavano in prevalenza all’agricoltura e, nella stagione della tonnara, all’inscatolamento del tonno presso l’Ex Stabilimento Florio.
Nel passato Favignana era un fervore di lavoro in mare , in campagna, nelle cave. La vita era serena e senza problematiche che esulassero da quelle di una comunità ben inserita nelle eterne leggi naturali. Ma intorno agli Anni Cinquanta si incunearono nell’economia e nell’ecologia locale elementi nuovi, estranei,che, con accelerazione impressionante, determinarono l’ingrippamento del sistema tradizionale e il suo rapido arresto. Altrove era esploso il benessere e l’onda d’urto dell’esplosione si trasformò nel microcosmo isolano in un corrispondente malessere.